• Medico specialista in Psichiatria, Psicoanalista, Psicoterapeuta esistenziale

Depressioni Psicogene, Psichiatra Lodovico Berra | Torino

Cosa sono le depressioni psicogene Le depressioni psicogene

Cosa sono le depressioni psicogene

Le depressioni psicogene riconoscono più o meno evidenti cause psicologiche, anche ad un livello inconscio, e la presenza di eventi o situazioni conflittuali. Come s’ è detto, rientrano in questo gruppo: le depressioni dovute ad una situazione nevrotico-conflittuale (depressioni nevrotiche) e quelle che conseguono ad avvenimenti di particolare significato esistenziale (depressioni reattive).

La depressione nevrotica ha la sua origine in una particolare strutturazione della personalità, definita nevrosi. Tale concetto è spesso ambiguo e non sempre chiaro, poiché la sua essenza varia a seconda del modello teorico a cui ci si riferisce.

Qui, per nevrosi, intendiamo una condizione intrapsichica conflittuale, priva di substrato anatomo-fisiologico documentato, derivante dal mancato accordo tra conscio ed inconscio. Il conflitto si situerebbe tra le componenti pusionali ed istintive contrapposte agli aspetti psichici consci di derivazione storico-biografica e socioculturale.

La mancanza di un substrato organico evidenziabile mette in crisi il concetto medico di malattia, classicamente connesso alla possibilità di identificare anomalie anatomico-funzionali.


L’ immaterialità della condizione di sofferenza e disagio psichico ha trovato comunque nelle ipotesi psicodinamiche, originate dalla psicoanalisi, il nesso causale necessario a sostenere il criterio di comprensibilità, proprio della scienza moderna. Alla base di questa “spiegazione” rimangono comunque sempre ipotesi interpretative, non sempre riconoscibili come verità.


Alcuni (Giberti F. e Rossi R., 1999, p. 2018) hanno poi sostenuto che la peculiare connotazione che sottende il disturbo nevrotico sia la presenza di uno stato d’ animo generale, più o meno intermittente, di insoddisfazione, disagio e scontentezza, definibile come infelicità esistenziale. La nevrosi rifletterebbe così una insufficiente realizzazione e un’ incompleta validità della propria esistenza e delle personali risorse in modo simile a ciò che Freud (1918) definiva la “miseria nevrotica”.

Questi criteri non possono però essere sufficienti a definire patologica una condizione psichica; di certo elementi quali insoddisfazione, scontentezza o infelicità devono far parte del repertorio normale dell’ esperienza umana, pena la perdita del significato propulsore fondamentale della vita proprio dei sentimenti.


Così anche il riconoscere nella conflittualità l’ elemento centrale della nevroticità rimane un fatto dubbio poichè la natura stessa della mente umana è conflittuale, e lo sviluppo psichico avviene proprio nel tentativo di armonizzare istinti e ragione, passioni e giudizio. In questo senso sarebbe l’ entità e l’ intensità del conflitto, e l’ attivazione o meno di meccanismi di difesa ad essa conseguenti, a determinare la comparsa di sintomi, vale a dire manifestazioni psicopatologiche, e non la presenza o meno della conflittualità.


La nevrosi possiede comunque caratteristiche psicologiche di base che tendono ad esprimersi sintomatologicamente in modo diverso a seconda della personale disposizione.


Torre infatti riconosce alla base di tutte le psiconevrosi l’ insufficienza esistenziale e la debolezza dell’ Io. Per questo vengono da lui distinti sintomi generali e presenti quasi sempre in tutte le forme (come paura, ansia, angoscia, disturbi sessuali, disturbi del sonno, depressione, astenia, adinatia) e sintomi specifici (quali fobie, ossessioni, disturbi somatici e isterici) propri di particolari forme di nevrosi (fobica, ossessiva, isterica, neurastenica e depressiva).
La depressione, essendo qui considerato un sintomo generale, è quasi sempre presente, anche se può essere riconosciuta una specifica forma depressiva. In questa quindi il conflitto o l’ insufficienza dell’ Io si esprime in modo prevalente con la depressione dell’ umore, associandosi spesso ad altri sintomi caratteristici quali: astenia, pessimismo, disturbi del sonno, idee di colpa, comportamenti pseudosuicidari.


La depressione reattiva, o reazione psicogena depressiva, è una risposta abnorme, l’ esagerazione della normale condizione di tristezza dolorosa propria dell’ individuo normale di fronte a determinati eventi dell’ esistenza (Torre, 1982, pag. 505). L’ anomalia della reazione deriva dalla valutazione del grado di intensità della risposta emotiva, dalla durata della stessa, e della validità della motivazione.

Diamo quindi per scontato che vi possa essere uno stato di tristezza a seguito di eventi sfavorevoli, quali lutti, perdite importanti, delusioni, ecc., ma nel caso in cui l’ intensità e la durata della reazione emotiva siano eccessive, allora la depressione potrà essere considerata patologica. Come s’ è detto, vi sono caratteri predisponenti alla risposta depressiva, riconoscibili nel tipo di personalità o in particolari momenti della vita.


La reazione può scomparire anche col permanere della situazione scatenante, per la messa in atto delle risorse difensive del soggetto; oppure può evolvere verso una psiconevrosi depressiva. A volte una depressione psicogena non si manifesta, ad una prima osservazione, con la variazione dell’ umore, ma prevalentemente, o unicamente, con sintomi psicosomatici e somatovegetativi (disturbi gastrointestinali, genito-urinari, cardiocircolatori, respiratori, ecc.), sintomi neurastenico-cenestopatici (astenia, faticabilità, cenestopatie, ipocondria), algie (cefalee, artralgie, mialgie), sintomi isterici, alterazioni del comportamento (alimentare, sessuale, …), alterazioni caratteriali (irritabilità, aggressività) o da eterogenee sindromi psicopatologiche (fobiche, ossessive, compulsive, …).


In queste forme la depressione è coperta da sintomi generici ed aspecifici, privi di base organica, che portano alla definizione della depressione mascherata o di depressione sine depressione.


Come scrive Sarteschi (1982, pag. 674): «la sintomatologia di copertura appare epifenomeno, struttura posticcia, topologicamente esteriore ad una intuibile dimensione depressiva più profonda».


I cosiddetti equivalenti depressivi possono costituire l' unica modalità espressiva di un episodio distimico, rappresentare la manifestazione clinica dello stesso, oppure costtuire un prodromo alla comparsa di una forma depressiva.




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